MUSICA
novembre 2015
6nov22:00Vittorio Bonetti Orchestra in "Musica e Parole"

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Una piccola orchestra di 6
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Una piccola orchestra di 6 elementi con una sezione di fiati capitanati da Mauro Vergimigli per reinterpretare il meglio della canzone d’autore italiana da Paolo Conte a Capossela, da Fred Buscaglione a Dalla e a De Andrè.
Il gruppo si divertirà a presentare pezzi di Vittorio e di altri autori, con originali arrangiamenti realizzati per questa particolare proposta musicale in anteprima al Teatro Socjale.
Vittorio, insieme alla propria Orchestra, ripercorrerà quello che è un po’ il suo mondo e il suo modo di vivere la musica. Gli arrangiamenti originali e la presenza di una vera e propria sezione di fiati daranno un tocco in più alla canzone dei grandissimi autori ed interpreti italiani.
Vittorio rivisiterà i brani più belli con quello che è stato sempre il suo tratto caratteristico, fin dagli inizi della sua avventura musicale con la Guercia Figura Goffa: libero da ogni schema e da ogni logica meramente commerciale
Orario
(Venerdì) 22:00
Luogo
Teatro Socjale
via Piangipane, 153 - 48020 Piangipane (RA)
13nov22:00Swing, funky, bossanova con l'Ottavo Richter sextet

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Sei bravissimi musicisti per una
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Sei bravissimi musicisti per una serata coinvolgente, di puro divertimento Brani originali e standard rivisitati all’insegna del ritmo
Il gruppo “Ottavo Richter” nasce dalle raffinate e singolari idee di due giovani musicisti: Raffaele Kohler (tromba) e Luciano Macchia (trombone).
Il loro percorso ha un classico inizio da biografia d’artista: suonano per strada nelle notti di Milano, applauditi dai passanti, ma quasi sempre scacciati dalle forze dell’ordine. Dopo un percorso decisamente interessante, nel 2015 festeggiano il decimo anniversario della registrazione del loro primo disco ufficiale: il live “Molly Malone’s”. Per celebrare le nozze di stagno, i sei “Ottavi” presentano “X anniversario”, un altro album live che riassume il loro percorso musicale: tredici brani scelti dai tre cd realizzati fino a ora (Molly Malone’s, Clinkin’ glasses, Una bella serata), registrati in concerto a Le Cantine dell’Arena (Verona).
Energia multicolore, improvvisazione e ritmo: gli Ottavo Richter rivisitano il proprio repertorio giocando con se stessi e con il pubblico. «L’unione tra una sezione fiati sinfonica e una ritmica “turbo power”, motivata da una chitarrina “indisciplinata” genera movimenti sussultori in platea, trasforma teatri in sale da ballo e strade cittadine in auditorium. Senza pudori gli Ottavo Richter si avventurano in viaggi musicali in balìa di loro stessi, dimenticando meta e bussola».
Negli anni hanno partecipato a importanti festival, trasmissioni televisive e radiofoniche (Tg3 Linea Notte, Parla con me, Caterpillar, Caterraduno, Gli spostati, La banda), condividendo le proprie scorribande con Gianluigi Carlone, Banda Osiris, Antonio Di Bella, Andrea Giuffredi, Gaetano Liguori, Massimo Cirri, Filippo Solibello, Giampaolo Köhler, Radio Popolare, Rupert Sciamenna.
Gli Ottavo Richter sono:
Luciano Macchia – trombone
Alessandro Sicardi – chitarra elettrica
Raffaele Köhler – tromba e flicorno
Marco Xeres – basso elettrico
Domenico Mamone – sax baritono
Paolo Xeres – batteria
Orario
(Venerdì) 22:00
Luogo
Teatro Socjale
via Piangipane, 153 - 48020 Piangipane (RA)
20nov22:00Eumir Deodato quintet: jazz, pop & Sudamerica

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Grandissimo musicista di fama internazionale,
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Grandissimo musicista di fama internazionale, ha collezionato 16 dischi di platino. Ha collaborato con personaggi del calibro di Frank Sinatra, Aretha Franklin, Jobim, Bjork
Eumir Deodato è una vera icona del jazz non meno che della musica pop e sudamericana.
Nato a Rio da Janeiro nel 1942, Eumir inizia da giovanissimo a studiare pianoforte, orchestrazione, arrangiamento e direzione d’orchestra. All’età di 17 anni arrangia e dirige per la prima volta un’orchestra in una seduta di registrazione, divenendo ben presto uno fra i più attivi e ricercati pianisti e arrangiatori dell’affollata scena musicale di Rio. Suona e arrangia per artisti come Milton Nascimento, Elis Regina, e Antonio Carlos Jobim. Nel 1968 si trasferisce a New York, dove inizia a lavorare con Luiz Bonfa, il leggendario compositore di “Black Orpheus”.
Inizia una serie di importanti collaborazioni come arrangiatore per Wes Montgomery, Stanley Turrentine, George Benson, Paul Desmond e Jobim. La sua reputazione nel campo della musica pop e black si rafforza grazie al lavoro di arrangiatore per Frank Sinatra, Roberta Flack e Aretha Franklin.
Nel 1973, con la pubblicazione dell’album “Prelude”, Deodato ottiene un successo di inaudite dimensioni: vende più di dieci milioni di copie e vince il primo Grammy Award. Ancora oggi, nonostante i successi ottenuti in seguito, Deodato è ricordato per un grande hit contenuto in questo disco: la versione innovativa del brano di Richard Strauss “Also sprach Zarathustra”. Al Madison Square Garden di New York nel 1973 Deodato presenta “2001 Space Concert”.
Dopo sette anni di tour mondiale e otto anni di tour “coast to coast” negli Stati Uniti, Deodato decide di concentrare ancora una volta il proprio lavoro negli studi di registrazione. Produce quindi i Kool & The Gang, gli Earth, Wind & Fire e molti altri. Negli anni Novanta Deodato continua a essere una forza vitale nella scena pop attraverso il lavoro con Gal Costa, Bjork e altri ancora. Deodato ha lavorato anche in molte colonne sonore di film, tra i quali “Ghostbusters 2”. Le sue registrazioni inoltre sono state largamente utilizzate in grandi film come “L’esorcista”.
Nella sua carriera Deodato ha ricevuto più di 16 dischi di platino e venduto oltre 30 milioni di dischi solamente negli Usa. La sua discografia, incluse le compilation e il suo lavoro di arrangiatore, produttore e tastierista, supera i 500 album.
Al Teatro Socjale sarà accompagnato da quattro grandi musicisti, per un quintetto memorabile: Piero Odorici al Sax, Pier Mingotti al basso, Danny Santimone alle chitarre e Stefano Paolini alla batteria.
Orario
(Venerdì) 22:00
Luogo
Teatro Socjale
via Piangipane, 153 - 48020 Piangipane (RA)
27nov22:00"Il mio canto libero": tributo a Lucio Battisti

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Il Viale Mazzini quintet con
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Il Viale Mazzini quintet con Paolo De Regibus voce nel meglio del sodalizio Mogol – Battisti per una “serata da cantare tutti insieme”.
In esclusiva per il Teatro Socjale di Piangipane, debutta lo spettacolo di Viale Mazzini “Speciale Battisti-Mogol”: le canzoni che hanno segnato un’epoca, i classici indimenticabili che hanno accompagnato e unito diverse generazioni, tutti da cantare insieme, dalla prima all’ultima nota.
La Band Viale Mazzini (Omaggio a Mina) ha esordito al Teatro Socjale di Piangipane nel 2013 con lo spettacolo interamente dedicato alla “Tigre di Cremona”, e la qualità dei suoi musicisti è ormai conosciuta al pubblico del nostro territorio. Nel 2014 la band ha presentato per la prima volta, sempre a Piangipane, uno spettacolo che sta riscuotendo tutt’ora grandissimo successo in tutta Italia: “Io e te da soli”, un omaggio a quell’unico incontro, nell’aprile 1972, tra due giganti del panorama musicale, i due artisti più geniali e irregolari della patria canzone: Mina e Battisti.
Quest’anno, stimolati da una richiesta del Teatro Socjale, I Viale Mazzini presenteranno uno spettacolo inedito, con una formazione musicale nuovissima. Insieme ad alcuni musicisti della Band D.M.T. (omaggio a Lucio Battsti), capitanati da Paolo De Regibus (già apprezzata voce maschile del progetto “Io e te da soli”), i Viale Mazzini dedicheranno la serata al talento artistico e poetico della coppia Battisti – Mogol. Tra i più grandi, influenti e innovativi cantanti italiani di sempre, Battisti è una fra le massime personalità nella storia della musica leggera italiana, sia come compositore e interprete della propria musica, sia come compositore per altri artisti.
Viale Mazzini “Speciale Battisti – Mogol”:
Paolo De Regibus: voce
Angelo Polimeno: chitarre
Massimo Ghisoni: chitarre
Federico Croci: basso
Denis Mazzucato: tastiere
Luca Giolo: batteria
Orario
(Venerdì) 22:00
Luogo
Teatro Socjale
via Piangipane, 153 - 48020 Piangipane (RA)
dicembre 2015
4dic22:00Andrea Mingardi Big Band

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L'epopea di un grandissimo artista
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L’epopea di un grandissimo artista della nostra terra. Una big band di nove elementi, con fiati e coriste, accompagnerà Andrea in un viaggio attraverso generi diversi, dal soul alla canzone, ricco di innumerevoli sfumature musicali.
Nel 1946, creando il suo primo gruppo, il “McSon Trio”, sullo stile del celebre “Nat King Cole trio”, nasceva “musicalmente” Ray Charles. “The genius” ha influenzato profondamente l’evoluzione artistica di Andrea Mingardi che, grazie al grande talento vocale, riesce a trasformare qualsiasi canzone in un’esperienza nuova, intima e interiore.
In collaborazione con la prestigiosa orchestra “Rossoblues Brothers Band” e con l’arrangiatore Maurizio Tirelli, Mingardi porterà uno spettacolo musicale che tocca i brani più significativi del “Genio soul”. Uno straordinario excursus
in quel repertorio che da sempre affascina il pubblico di tutte le età.
Naturalmente non mancheranno i grandi successi di Andrea e le più belle canzoni italiane da lui reinterpretate.
“Non solo Nashville, non solo Harlem, non soltanto America. L’Emilia Romagna – commenta Andrea Mingardi – è una dépendance degli Stati americani, e senza soggiacere a certi gusti statunitensi abbastanza discutibili. Qui da noi chi si è avvicinato al soul, al blues, al jazz, lo ha fatto solo per grande amore e senza alcuna prospettiva alimentare. I fenomeni della musica nera hanno influenzato le rive del Mississipo’ e sugli argini sono cresciuti musicisti influenzati da maestri quali Otis Redding, James Brown e Marvin Gaye. Il più grande è sicuramente Ray Charles e, avendolo conosciuto personalmente, mi ha letteralmente stravolto l’anima. Non si tratta di esterofilia, sarebbe come se qualcuno contestasse a un musicista la passione per Beethoven o Debussy. The Genius è veramente una stella, un faro e quando approccio i suoi capolavori sento le sue pacche scomposte sulle spalle e quella voce inimitabile che arrivava da un altro pianeta. Sia le mie composizioni italiane che quelle dialettali, in frammenti neanche tanto nascosti della struttura compositiva, denunciano riferimenti, spunti sia armonici che vocali che riportano al fenomenale Ray. Piangipane, arrivo e ricordatevi: meglio soul che mal accompagnat!”
La formazione:
M° Maurizio Tirelli – Direttore d’orchestra – tastiere
Bruno Farinelli – Batteria
Giacomo Da Ros – Basso
Corrado Cacciaguerra – Chitarra
Vittorio Gualdi – Tromba
Gianni Vancini – Sax Alto
Manuela Cortesi – lead vocalist
Valentina Cortesi – coro
Orario
(Venerdì) 22:00
Luogo
Teatro Socjale
via Piangipane, 153 - 48020 Piangipane (RA)
11dic22:00Sciò Live Band - Pino Daniele forever sextet

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Un tributo al sound ed
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Un tributo al sound ed alle canzoni di Pino Daniele arricchito dalla presenza di due straordinari musicisti, suoi grandi amici e compagni di viaggio: Joe Amoruso (tastiere) e Rino Zurzolo (basso).
La “Scio’ Liveband – Pino Daniele Forever” (Vincenzo Scrimieri “Sciò”, voce; Nico Vignola, chitarre; Giuseppe Sabatelli, sax; Miki Genualdo, batteria), affermatissima tribute band di Pino Daniele, nasce con la voglia di reinterpretare le più belle pagine della carriera del grande cantautore napoletano, quelle legate alla sua prima fase artistica, e il desiderio di ripercorrere, rivisitandoli, i momenti più significativi del sound partenopeo di quei mitici anni proprio confrontandosi spesso on stage con i protagonisti originali: Tony Esposito e gli stessi Joe Amoruso e Rino Zurzolo in primis, nonché Antonio Onorato, Agostino Marangolo e Nello Daniele sono stati infatti gli artefici di bellissimi concerti vissuti in più riprese nelle recenti stagioni e che continuano a raccogliere sempre maggiori consensi di critica e pubblico.
JOE AMORUSO (tastiere) tra i pochi artisti italiani a godere (come lo stesso Rino Zurzolo) di una nomination nel più prestigioso tempio mondiale della musica Allmusic.com anche come pianista classico e compositore di colonne sonore, è un side man di lusso di Pino Daniele che può vantare uno spessore e una cifra artistica proprie e ben definite. Arrangiatore e compositore di rango (vanta collaborazioni, tra gli altri, con Andrea Bocelli, Zucchero, Vasco Rossi) ha incrociato diverse esperienze artistiche con i grandi della musica internazionale (Gato Barbieri, Richie Evans, Don Cherry, Billy Cobham, Mel Collins, solo per citarne alcuni). Di lui è stato scritto «Il fantasista del jazz e del pop che inventò il blues partenopeo». Da piccolo voleva fare l’archeologo, poi scoprì la passione per la musica e con Pino Daniele, James Senese, Rino Zurzolo, Tullio de Piscopo, Tony Esposito, fu l’artefice e anima essenziale della fantastica super band “VAI MO'” degli anni ’80 e protagonista indiscusso di tutto il movimento del Neapolitan Power”.
RINO ZURZOLO (contrabbasso-basso) è uno tra i più raffinati musicisti italiani. Docente di contrabbasso al conservatorio di Benevento, si esprime con una tecnica personalissima e spettacolare. Oltre a prestigiose collaborazioni con i grandi della musica jazz che gli procurano visibilità internazionale, deve il proprio successo alla costante presenza, sin dagli esordi, a fianco di Pino Daniele, al quale è stato legato da un amicizia fraterna. Protagonista anche delle sue recenti e attuali tournée, la sua carriera non vive però della luce riflessa del grande cantautore ma gli assegna un ruolo importante nel rivoluzionare gli schemi del neapolitan sound. Il 2005 segna un acuto destinato a rimanere tra le pagine più belle della musica colta contemporanea: Wunderkammer. Straordinario anche il suo ultimissimo lavoro Live in concert del 2014. Tra gli artisti più importanti che hanno condiviso il suo percorso artistico si segnalano: Lester Bowie e Art Ensemble of Chicago, Don Cherry, Chick Corea, Chet Baker, Trilok Gurtu, Gato Barbieri, Billy Cobham, Nanà Vasconcelos, Giorgia.
Orario
(Venerdì) 22:00
Luogo
Teatro Socjale
via Piangipane, 153 - 48020 Piangipane (RA)
gennaio 2016
8gen21:00“LA MUSICA DEL CUORE“Arie e canzoni popolari con la Compagnia Nouvelle Epoque

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l 2016 al Socjale si
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l 2016 al Socjale si apre con una nuova produzione della compagnia “Nouvelle Epoque” in collaborazione con “Mosaici Sonori”, organizzazione di produzioni musicali teatrali nata a Ravenna nell’estate del 2000.
“La musica del cuore” ripercorre strade che appartengono alla storia della cultura musicale italiana. Una bella miscellanea di emozioni che toccano il mondo dell’operetta e della canzone classica italiana, passando anche attraverso i classici della canzone partenopea. Non si tratta di un semplice concerto, quanto di una vera e propria carrellata di emozioni che ricondurranno il pubblico a quello che è stato il periodo musicale più accattivante dei primi del Novecento. Come nella migliore tradizione lo spettacolo verrà realizzato con musica dal vivo e le voci dei solisti della compagnia.
Soprano Dianora Marangoni
Tenore Enrico Zagni
Soubrette Valentina Domenicali
Caratterista Vittorio Regina
Maestro Concertatore Giorgio Tazzari
Naturalmente ci sarà posto anche per i cappelletti del Socjale.
Il Teatro apre alle 21.00; il concerto ha inizio alle 22.00.
Ingresso riservato ai soci Arci.
Info e prenotazioni: 335 372020
Orario
(Venerdì) 21:00
Luogo
Teatro Socjale
via Piangipane, 153 - 48020 Piangipane (RA)

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Il mese di gennaio prosegue
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Il mese di gennaio prosegue con “una voce che arriva all’anima”. Il 15 gennaio, infatti, si potrà ascoltare il concerto di Sherrita Duran, accompagnata dal quartetto di Felice Del Gaudio.
Nata a Fresno, si trasferisce poi a Los Angeles dove si è laureata in Opera lirica/Musica e Arti vocali all’Università del Sud California. Si trasferisce poi a New York dove si dedica con prevalenza all’opera lirica e al musical; si trasferisce per un primo periodo in Italia, dove incontra l’uomo che poi sposerà e che ora è anche il suo manager. Dopo un breve periodo ancora negli Usa, Sherrita si stabilisce definitivamente in Italia.
L’artista regala al pubblico una voce calda come la sua California, un timbro morbido e vellutato, del tutto particolare, un’estensione “senza confini” e un’ottima tecnica che le permette grande versatilità in ogni stile musicale. Sherrita è davvero un’artista a tutto tondo. La sua voce stupisce e rapisce l’ascoltatore al punto che il critico musicale Mario Luzzatto Fegiz l’ha definita ‘’Un soprano acrobatico, una forza della natura capace di unire il bel canto alla musica black’’.
Felice Del Gaudio è bassista, contrabbassista e compositore. Ha coltivato sin dall’inizio della propria carriera un forte interesse per la musica improvvisata, pur avendo una formazione fatta di studi, classici e non. Le sue collaborazioni spaziano dalla musica jazz alla classica, dal tango all’etnica e world music, con incursioni nel mondo del teatro e del cinema. Ha suonato nei principali festival e ha avuto esperienze internazionali in Portogallo, Spagna, Francia, Germania, Capo Verde, Indonesia, Australia, Cina,B rasile Inghilterra.
Lele Veronesi, percussionista di grandissimo spessore, vanta collaborazioni live con artisti quali Biagio Antonacci, Gloria Gaynor, Renato Zero, Gino Paoli, Riccardo Cocciante, Laura Pausini, Elisa, Giorgia, Ron, Lucio Dalla, Alex Britti , Fiorella Mannoia, Gianni Morandi, Jovanotti e in musical come “Grease”, “Footloose”, “Flashdance”.
Alessandro Altarocca, docente di piano jazz e piano moderno, vincitore nel 2009 del primo premio all’11° Concorso Internazionale per Solisti Jazz di Monte Carlo, si avvicina al pianoforte classico nel 1977 e dal 1985 si dedica al jazz sotto la guida di Silvano Salviati, Franco D’Andrea, Paolo Birro, Stefano Battaglia e John Taylor. In questi anni l’attività professionale lo ha portato verso festival jazz, rassegne artistiche, partecipazioni a spettacoli teatrali e programmi televisivi. Ha inoltre registrato più di 20 cd con formazioni pop, jazz e fusion.
Naturalmente ci sarà posto anche per i cappelletti del Socjale.
Il Teatro apre alle 21.00; il concerto ha inizio alle 22.00.
Ingresso riservato ai soci Arci.
Info e prenotazioni: 335 372020
Orario
(Venerdì) 21:00
Luogo
Teatro Socjale
via Piangipane, 153 - 48020 Piangipane (RA)

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Il progetto “Four Funk”, vede
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Il progetto “Four Funk”, vede la luce nell’autunno del 2010, da un idea di Keki Andrei e Daniele Nesi. I due pensano di fare un album unendo le loro esperienze musicali e coinvolgendo altri due amici musicisti, Carmine Bloisi e Andrea Ranfa, rispettivamente alla batteria e alla voce. Le canzoni, che verranno proposte in sede live e successivamente in studio, sono prevalentemente riletture di cover di alcuni fra i più noti musicisti di funky blues, dai Beatles a Brian Auger; da Steve Wonder a J.G. Watson. I quattro amici registrano un cd live e hanno l’onore di avere la collaborazione di Vittorio Alinari, grandissimo sassofonista della scena musicale italiana (Orchestra Rai, Jovanotti e altro ancora) e il mitico chitarrista Andrea Braido (Vasco Rossi, Mina, Patty Pravo, etc). Il cd che esce da questa collaborazione ha un sapore prettamente “Seventies” e l’impronta della registrazione dal vivo fa sì che le sonorità e le intenzioni dei musicisti vengano esaltate.
Il bassista Danile Nesi vanta esibizioni con grandi personaggi italiani dello spettacolo come Paolo Conte, Bruno Lauzi, Giorgio Panariello, Eugenio Finardi, Irene Grandi, Andrea Mingardi, Sandro Cumini (direttore dell’orchestra RAI), James Thompson (Zucchero Band).
Carmine Bloisi è il batterista storico del chitarrista blues italiano Rudy Rotta; con lui ha partecipato ai maggiori festival blues europei, collaborando anche con artisti stranieri del calibro di Brian Auger, Peter Green, Mike Stern, Robben Ford, John Mayall e molti altri.
Keki Andrei, suona l’organo Hammond dalla tenera età di 14 anni e ha accumulato esperienze e collaborazioni in ambito italiano. Si è fatto notare nei grandi festival blues italiani e ha “steso” melodie e arrangiamenti in diversi progetti di registrazione di artisti italiani e internazionali: Maurizio Solieri, Daniele Tedeschi, Sax Gordon, Ian Paice (il batterista dei Deep Purple), Sonny T. (bassista di Prince e Giorgia), Andrea Bocelli, Bernie Marsden (ex chitarrista dei Whitesnake), James Thompson (il saxofonista di Zucchero). Ha registrato con Nick Becattini, Peaches Staten e Sugar Blue, armonicista dei Rolling Stones nel cd “Time will tell”.
Andrea Ranfa, inizia l’attività nell’ambito dei musical, dove interpreta ruoli di effetto come il Jesus nel “Jesus Christ Superstar” e Rocky nel “Rocky Horror Show”. Ha collaborato con musicisti internazionali dell’ambito Hard rock: Ian Paice, Glenn Hughes (Deep Purple, Black Sabbath), Bernie Marsden e con i quali ha inciso un album e si appresta a inciderne un secondo.
Naturalmente ci sarà posto anche per i cappelletti del Socjale.
Il Teatro apre alle 21.00; il concerto ha inizio alle 22.00.
Ingresso riservato ai soci Arci.
Info e prenotazioni: 335 372020
Orario
(Venerdì) 21:00
Luogo
Teatro Socjale
via Piangipane, 153 - 48020 Piangipane (RA)
29gen21:00Pop, folk, rock BANDA ELASTICA PELLIZZA

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Dissacratoria, divertentissima e mai retorica,
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Dissacratoria, divertentissima e mai retorica, la Banda Elastica Pellizza canta e suona canzoni che raccontano storie minimali, a volte ironiche e sul filo del surreale, a volte profonde ma fresche, leggere di spirito e mai banali, di mondi che d’abitudine non fan la voce grossa e per questo passano spesso inosservati. Questo è lo stile di Daniele Pelizzari e della Banda Elastica Pellizza che, dopo l’esordio discografico con l’album “La parola che consola” (vincitrice, tra altri premi, della targa Siae-Tenco) nel 2008; e dopo il secondo album, “Oggi no”, del 2012, sono ora in tour per promuovere il loro terzo album “Embé?” (Incipit /Egea). La title-track vede in qualità di arrangiatore Guido Guglielminetti, bassista e storico collaboratore di Francesco De Gregori. Il gruppo approda al Teatro Socjale di Piangipane il 29 gennaio.
«È un album maturo, divertente e divertito – commenta Pellizza – artisticamente libero, nel senso che lo abbiamo co-prodotto noi cinque, insieme all’amico fiorentino Franco Cammarata. Ci siamo presi dunque il tempo e gli spazi per suonarlo e registrarlo liberi da strategie di mercato». Ironia, qualche goccia di veleno, poesia, un pizzico di mistero, alcuni personaggi cialtroneschi, altezze e bassezze varie sono tra gli ingredienti delle dodici nuove canzoni di “Embé?”, canzoni con atmosfere molto diverse tra loro, nello stile eclettico che caratterizza da sempre la produzione di Pellizza, autore di musiche e testi. La Banda Elastica Pellizza è nata nel 2003 a Torino. Sul palco insieme a Daniele Pelizzari (Pellizza), Andrea Sicurella, Paolo Rigotto, Alessandro Aramu e Bati Bertolio.
Naturalmente ci sarà posto anche per i cappelletti del Socjale.
Il Teatro apre alle 21.00; il concerto ha inizio alle 22.00.
Ingresso riservato ai soci Arci.
Info e prenotazioni: 335 372020
Orario
(Venerdì) 21:00
Luogo
Teatro Socjale
via Piangipane, 153 - 48020 Piangipane (RA)
febbraio 2016

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Torna, a grande richiesta, con
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Torna, a grande richiesta, con un nuovo progetto dedicato a Mina, un gruppo di amici del Socjale e una cantante “favolosa”: i “Viale Mazzini” con Cinzia Bellini, di scena il 5 febbraio. Quintetto e cantante sono ormai conosciuti e molto apprezzati anche sul nostro territorio. Questo speciale spettacolo sarà dedicato alle più belle interpretazioni di Mina passando da Fabrizio De André ad Alex Britti, da Lucio Dalla a Vasco Rossi e a tantissimi altri autori. È una sfida altissima, che il quartetto “Viale Mazzini” riesce ad affrontare e superare con la qualità vocale di Cinzia Bellini e le capacità dei propri musicisti.
Infatti i brani sono eseguiti nelle tonalità originali. Lo spettacolo ripercorrerà la carriera musicale della cantante italiane più conosciuta e considerata una fra le più grandi di tutti i tempi, appunto Anna Maria Mazzini in arte Mina. Lo spettacolo sarà arricchito da video e immagini che contribuiranno a rendere il clima molto emozionale e coinvolgente, riportando lo spettatore alle atmosfere dei periodi attraversati. Vale la pena ricordare come il gruppo sia nato all’inizio del 2009 e come nel giugno dello stesso anno abbia esordito alla finale del concorso nazionale Band Prix ad Acqui Terme, aggiudicandosi il premio speciale “Microfono d’oro”.
Naturalmente ci sarà posto anche per i cappelletti del Socjale.
Il Teatro apre alle 21.00; il concerto ha inizio alle 22.00.
Ingresso riservato ai soci Arci.
Info e prenotazioni: 335 372020
Orario
(Venerdì) 22:00
Luogo
Teatro Socjale
via Piangipane, 153 - 48020 Piangipane (RA)
12feb22:00Torna a grande richiesta “Due come noi che…” con GINO PAOLI e DANILO REA

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Il 12 febbraio il Socjale
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Il 12 febbraio il Socjale ospita due grandi amici che si ripresentano insieme sul palcoscenico, dopo averlo frequentato anche con formazioni diverse. Ed è con grande orgoglio che il Teatro di Piangipane propone questo spettacolo dalle straordinarie caratteristiche di unicità.
Si chiama “Due come noi che…” il progetto di Gino Paoli e Danilo Rea, una serie di concerti a base di voce e pianoforte, che vede duettare insieme uno fra i più grandi interpreti della canzone d’autore italiana e uno fra i più lirici e creativi pianisti di oggi. Uno spettacolo unico, in cui il repertorio varia di serata in serata, veleggiando nel mare dell’improvvisazione grazie alle esperte mani di Rea e al desiderio di sperimentazione che da sempre accompagna Paoli. Ogni live è quindi diverso e irripetibile, con una scaletta aperta che spazia tra i grandi classici nazionali e internazionali, gli indimenticabili successi di Gino Paoli. È un prezioso esempio di come due artisti assoluti possano interpretare in modo innovativo alcuni classici della storia della musica italiana.
Solo piano e voce, solo Danilo e Gino, solo la loro capacità di inseguirsi, di smarcarsi e ritrovarsi su una strada che è quella delle canzoni più belle del nostro patrimonio. In scaletta ci saranno alcune fra le canzoni più amate di Paoli, da “Averti addosso” a “Il cielo in una stanza”, da “Vivere ancora” a “Perduti” passando per “La gatta” e “Come si fa”, insieme a chicche dei cantautori genovesi, che per Gino sono gli amici di una vita: “Canzone dell’amore perduto” e “Bocca di rosa” (strumentale) di Fabrizio De André, “Il nostro concerto” di Umberto Bindi, “Vedrai vedrai” di Tenco e “Se tu sapessi” di Bruno Lauzi.
Il sodalizio tra Gino Paoli e Danilo Rea è nato qualche anno fa, quando i due artisti sono stati compagni d’avventura per lo spettacolo “Un incontro in jazz” (al quale parteciparono anche musicisti come Rosario Bonaccorso, Roberto Gatto e Flavio Boltro), da cui nacque anche un disco, registrato dal vivo e inciso da Parco della Musica Records, che ha prodotto anche l’album che sintetizza il progetto “Due come noi che…”.
Naturalmente ci sarà posto anche per i cappelletti del Socjale.
Il Teatro apre alle 21.00; il concerto ha inizio alle 22.00.
Ingresso riservato ai soci Arci.
Info e prenotazioni: 335 372020
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(Venerdì) 22:00
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Teatro Socjale
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19feb21:00Matthew Lee group “The Genius of Rock’ n’ Roll”

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Torna al Teatro Socjale uno
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Torna al Teatro Socjale uno straordinario performer, pianista e cantante innamorato del rock’ n’ roll, che ha fatto propri gli insegnamenti dei grandi maestri del genere. Si tratta di Matthew Lee, che sarà di scena il 19 febbraio con il proprio gruppo: un vero talento, un fenomeno degli 88 tasti.
Nonostante la giovane età (è nato il 6 gennaio 1982 a Pesaro e si chiama Matteo Orizi) ha già sulle spalle circa mille concerti. Matthew Lee infatti ha suonato in tutta Europa: Italia, Belgio, Inghilterra, Francia, Svizzera, Slovenia, Olanda, Germania, e si è esibito anche negli Stati Uniti e in Africa.
La stampa internazionale gli ha dedicato importanti recensioni definendolo “The Genius of Rock’ n’ Roll”. Le sue fonti di ispirazioni sono sicuramente Elvis Presley e Jerry Lee Lewis. Oltre a essere uno straordinario interprete, si sta facendo apprezzare anche come autore. Ha da poco terminato di registrare un nuovo disco, nel quale ha collaborato alla scrittura di brani inediti con importanti produttori e autori del panorama internazionale.
Talentuoso interprete (ha una formazione classica) e autore, Matthew Lee si è affacciato, con grande successo, sulla scena musicale italiana con il primo singolo, la hit radiofonica “È tempo d’altri tempi” (Carosello Records), che ha vinto la sezioni giovani del Coca Cola Summer Festival.
Il Cincinnati Blues Festival in Ohio (Usa), il Summer Jumboree Festival (Senigallia; Italia), Musicultura (Recanati, Italia), Festival di Sao Vincente (Capoverde); Motor Show di Bologna; Musikmesse di Francoforte; Blues on the Farm (Uk); il capodanno 2005 a Roma (davanti a 150.000 persone), Linton Festival (Uk), Cornbury Festival (Uk), Festival internazionale di Hammamet (Tunisia): sono solo alcune fra le manifestazioni a cui Matthew Lee ha partecipato.
Naturalmente ci sarà posto anche per i cappelletti del Socjale.
Il Teatro apre alle 21.00; il concerto ha inizio alle 22.00.
Ingresso riservato ai soci Arci.
Info e prenotazioni: 335 372020
Orario
(Venerdì) 21:00
Luogo
Teatro Socjale
via Piangipane, 153 - 48020 Piangipane (RA)
26feb21:00Faber's Social Club: tributo a Fabrizio De André e Bob Dylan

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Fabrizio De Andrè e Bob
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Fabrizio De Andrè e Bob Dylan: storia di un mancato incontro
Fabrizio De Andrè incontra (casualmente) Bob Dylan tra fusioni e sincretismi poetici
Faber’s Social Club
Isabella Mecca – voce /flauto
Stefano Calvano – percussioni
Pier Luigi Carboni – chitarra / flauto
Paride Morini – basso
Salvo Mauceri – chitarra e voce (F. De Andrè)
Mirko Gomez – chitarra e voce (B. Dilan)
Il gruppo The Faber’s Social Club realizzò nel 2013 il mancato “incontro” fra Fabrizio De Andrè e George Brassens.
Proseguendo la scia di quei mancati incontri ve ne è un altro, a nostro avviso, di grande fascino: quello fra Fabrizio e Bob … infatti …
Si narra che quando Bob Dylan venne in Italia per il suo primo concerto chiese di poter incontrare e conoscere Fabrizio De Andrè e magari cantare assieme un pezzo sul palco. Questo incontro non avvenne mai sia per il carattere restìo di Fabrizio e sia per le pretese di Dylan di suonare assieme; per Faber era già un enorme peso cantare da solo, figurarsi in coppia con qualcun altro. Insomma l’incontro non ci fu mai e Dylan non capì mai, fino in fondo, i motivi di quel mancato incontro.
Ma i due si “incrociarono” più volte nei propri lavori, Fabrizio con la traduzione di due canzoni : Via della Povertà (Desolation road) e Avventura a Durango. Mentre nei lavori di Dylan sono presenti citazioni a De Andrè. In particolare nel musicare “Il re delle mosche” propone una palese citazione della canzone Un chimico del cantautore genovese, mentre nell’episodio “Ascensore per l’inferno” viene citata Sogno numero 2. Un’altra citazione si evince nel “Memorie dall’Invisibile” in cui una vecchia nana termina la sua frase con le ultime parole di Un giudice.
Da tutto ciò prende spunto questa originale proposta che ci farà rivivere sul palco un incontro tra due straordinarie poetiche realizzato da due bellissime voci e quattro formidabili musicisti.
Naturalmente ci sarà posto anche per i cappelletti del Socjale.
Il Teatro apre alle 21.00; il concerto ha inizio alle 22.00.
Ingresso riservato ai soci Arci.
Info e prenotazioni: 335 372020
Orario
(Venerdì) 21:00
Luogo
Teatro Socjale
via Piangipane, 153 - 48020 Piangipane (RA)
marzo 2016

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È con grandissimo piacere che
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È con grandissimo piacere che il Teatro Socjale di Piangipane ospita questo importante evento musicale, della cui realizzazione e produzione è, in realtà, co artefice. Raimondo Raimondi, chitarrista compositore fra i più apprezzati , si presenta al Socjale accompagnato da un’orchestra classica di dodici elementi per un concerto etno-sinfonico. Le corde della chitarra e del mandoloncello si fonderanno con violini e corni, flauti e trombe, affidati a professori d’orchestra di prim’ordine.
Il repertorio comprenderà brani originali, tratti dagli album “Corde tese” e “La prima neve”, sapientemente orchestrati dal maestro Giuseppe Zanca. Non mancheranno, come di consueto, rivisitazioni di classici sudamericani e successi internazionali. Il tutto impreziosito dalla voce vellutata di Letizia Magnani. Premiato nel 2015 a Firenze per la “Poesia nelle corde”, Raimondo Raimondi unisce doti tecniche a un gusto raffinato. Un mondo musicale stratificato, come un mare navigabile a più livelli; dalle sonorità brasiliane alle atmosfere del nostro mediterraneo, adornate di elementi classicheggianti. Raimondi si avvale di musicisti con esperienze consolidate in grandi orchestre sinfoniche e al fianco di artisti di fama internazionale.
Formazione
Raimondo Raimondi: chitarra – mandoloncello
Eleonora Poletti: violino
Simone Castiglia: violino
EmanuelaTrombini: viola
Tiziano Berardi: violoncello
Roberto Bartoli: contrabbasso
Agide Brunelli: clarinetto
Caterina Sangiorgi: flauto
Giuseppe Zanca: tromba e flicorno
Stefano Calvano: batteria e percussioni
Letizia Magnani: voce
Orchestra diretta da Giuseppe Zanca
Naturalmente ci sarà posto anche per i cappelletti del Socjale.
Il Teatro apre alle 21.00; il concerto ha inizio alle 22.00.
Ingresso riservato ai soci Arci.
Info e prenotazioni: 335 372020
Orario
(Venerdì) 21:00
Luogo
Teatro Socjale
via Piangipane, 153 - 48020 Piangipane (RA)
11mar21:00La Rock Band MIAMI & THE GROOVERS

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Il rock sbarca al Socjale.
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Il rock sbarca al Socjale. Il 5 febbraio, con una band romagnola dall’esperienza più che decennale (è stata fondata nel 2005) e dal sound coinvolgente. Arrivano da Rimini e amano definirsi «un’insalata mista di rock’ n’ roll». Dopo tre album in studio (“Dirty roads”, “Merry go round”, “Good Things”), un paio di ep e un sontuoso live in cd e dvd (“No Way Back”), si può dire che la band abbia completato la propria maturazione. “The Ghost King” (il quarto disco in studio e il quinto in assoluto) è di un altro livello, certamente uno fra i migliori “live act” in circolazione.
Come li ha definiti la rivista Mescalina, i Miami sono una band che ha fatto della filosofia “On the road” una ragione di vita, con centinaia di concerti in tutta Italia, con puntate in USA, Inghilterra, Svezia, Austria; dividendo palchi e chitarre con personaggi come Elliott Murphy, Southside Johnny,Billy Toms, Jono Manson, Alejandro Escovedo, Joe D’Urso, Gang, Graziano Romani, Willie Nile, Jake Clemmons, Bruce Springsteen e tanti altri. “The Ghost King”, disco maturo, ottimamente suonato e ricco di belle canzoni, con qualche sorpresa come Federico Mecozzi al violino, che aggiunge in diversi brani un grande valore a una già ben rodata e brillante band, consegna Miami & The Groovers in viaggio lungo una nuova strada che, non dimenticando mai il passato, si apre a nuovi orizzonti musicali ed espressivi.
La formazione
Lorenzo “Miami” Semprini: voce, chitarra, armonica
Beppe Ardito: chitarra solista, cori
Marco Ferri: batteria
Alessio Raffaelli: piano, organo, fisarmonica
Luca Angelici: basso, cori
Federico Mecozzi: violino
Naturalmente ci sarà posto anche per i cappelletti del Socjale.
Il Teatro apre alle 21.00; il concerto ha inizio alle 22.00.
Ingresso riservato ai soci Arci.
Info e prenotazioni: 335 372020
Orario
(Venerdì) 21:00
Luogo
Teatro Socjale
via Piangipane, 153 - 48020 Piangipane (RA)
18mar20:45Gran finale “Sanremo Famosi” special guest MAL

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Spettacolo a scopo benefico organizzato
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Spettacolo a scopo benefico organizzato in collaborazione con Romagna Acque – Società delle Fonti, nell’ambito delle iniziative in occasione delle giornata mondiale dell’acqua
Come ogni anno il Teatro Socjale festeggia la chiusura della stagione con uno spettacolo a scopo benefico. In questa edizione l’appuntamento è per il 18 marzo, a partire dalle 20.45, con un evento organizzato in collaborazione con Romagna Acque-Società delle Fonti, nell’ambito delle iniziative in occasione della Giornata mondiale dell’acqua.
La serata sarà arricchita dalla partecipazione di un grande e intramontabile artista: Mal.
Sul palco “Sanremo Famosi”, gara canora in cui amici del Socjale e personaggi pubblici del nostro territorio si sfideranno per la vittoria, sottoponendosi al giudizio di una “tremenda” . La serata sarà presentata da Daniele Perini.Una vera e propria sfida per la vittoria, che si richiama al più famoso festival della canzone, in cui i concorrenti, utilizzando la formula di un notissimo talent, e riproporranno i più grandi successi musicali.
Si tratta di un appuntamento irripetibile, in cui un gruppo di affermati personaggi della nostra città, con vero sprezzo del ridicolo, si mette in gioco per realizzare divertimento puro! Un evento da raccontare ai nipotini, assolutamente da non perdere. Il ricavato della serata sarà devoluto ad Auxilia-Onlus, associazione di volontariato che promuove interventi in ambito sanitario, sia in Italia che all’estero e che nel nostro territorio si occupa, tra l’altro, di interventi a favore di minori colpiti da autismo e all’associazione Il volo di Martina.
Naturalmente ci sarà posto anche per i cappelletti del Socjale.
Il Teatro apre alle 21.00; il concerto ha inizio alle 22.00.
Ingresso riservato ai soci Arci.
Info e prenotazioni: 335 372020
Orario
(Venerdì) 20:45
Luogo
Teatro Socjale
via Piangipane, 153 - 48020 Piangipane (RA)
CINEMA
novembre 2015

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Da sette anni Martin Joubert ha lasciato Parigi per la provincia dove è convinto di aver trovato equilibrio e tranquillità. Panettiere nella panetteria paterna, Martin ha una grande passione per la letteratura, Gustave Flaubert su tutti. Sereno fino alla noia, Martin impasta e ascolta France Culture, che ‘legge’ “Madame Bovary”, il suo romanzo preferito.
Tra il pane sfornato e una pagina sfogliata, il panettiere bobo ancora non sa che la vita può avere più fantasia della finzione. Di fatto, una coppia di inglesi si trasferisce in Normandia nella casa adiacente alla sua, lei si chiama Gemma Bovery, lui Charles Bovery. Sorpreso ed eccitato da quella coincidenza, Martin diventa assiduo frequentatore dei coniugi ma soprattutto fanatico ammiratore di Gemma che, bella e insoddisfatta, incarna l’eroina dei suoi sogni.
Deciso a sapere di più di quella creatura precipitata dalle pagine di Flaubert, Martin ne spierà ogni respiro, disponendone il destino.
Orario
(Martedì) 21:30
Luogo
Teatro Socjale
via Piangipane, 153 - 48020 Piangipane (RA)
17nov21:30Non sposate le mie figliePorte aperte alle 20.45 - Inizio spettacoli ore 21.30

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di Philippe de Chauveron (2014)
Claude e Marie Verneuil sono una coppia borghese, cattolica e gollista. Genitori di quattro figlie, tre delle quali coniugate rispettivamente con un ebreo, un arabo e un asiatico, vivono nella loro bella proprietà in provincia e pregano dio di maritare la quarta con un cristiano.
La loro preghiera viene esaudita. Euforici all’idea di celebrare finalmente un matrimonio cattolico, ignorano che Charles, il futuro marito della figlia minore, ha origini ivoriane. Alla delusione si aggiunge l’animosità del padre di Charles, ex militare intollerante e insofferente alla colonizzazione europea dell’Africa. Tra provocazioni, alterchi e vivaci scambi di vedute, l’amore avrà naturalmente la meglio.
Orario
(Martedì) 21:30
Luogo
Teatro Socjale
via Piangipane, 153 - 48020 Piangipane (RA)

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Orario
(Martedì) 21:30
Luogo
Teatro Socjale
via Piangipane, 153 - 48020 Piangipane (RA)
dicembre 2015

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di Eric Toledano e Olivier
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di Eric Toledano e Olivier Nakache (2014)
Orario
(Martedì) 21:30
Luogo
Teatro Socjale
via Piangipane, 153 - 48020 Piangipane (RA)
8dic21:30- 23:00Giovani si diventa

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Josh e Cornelia – lui regista di documentari in crisi creativa, lei produttrice – formano una coppia che sembra avere tutto ma a cui pare mancare moltissimo, specie l’accettazione del tempo che passa.
Quando si imbattono nei giovani Jamie e Darby – anche lui regista di documentari – e cominciano a uscire con loro, la vita di Josh e Cornelia cambia e si adegua al loro stile di vita esuberante.
Orario
(Martedì) 21:30 - 23:00
Luogo
Teatro Socjale
via Piangipane, 153 - 48020 Piangipane (RA)
15dic21:30Sei mai stata sulla luna?

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di Paolo Genovese
Guia è la direttrice di una rivista di quella moda che “basta avere l’autorevolezza di definirla tale, e tale diventa”. Di padre pugliese e madre spagnola Guia è, nelle parole della sua assistente
Carola, “una stronza cinica e snob”, accompagnata da un fidanzato opportunista e preoccupato solo di individuare nuovi paradisi fiscali.
Quando eredita dal padre una masseria pugliese ancora in attività, la giovane donna torna nel paese presso cui trascorreva le estati da bambina per assistere al funerale e trovare un acquirente per la proprietà. Peccato che nella masseria vivano ancora il cugino Pino, affetto da “un ritardo dello sviluppo cognitivo – non scemo”, e il fattore che si è occupato per anni della campagna, il vedovo Renzo, che occupa gratuitamente la dependance insieme al figlio Tony.Riuscirà la bella e tosta Guia a sfrattare i tre “abusivi” e a tornare nella Milano da bere, in tempo per la settimana della moda?
Orario
(Martedì) 21:30
Luogo
Teatro Socjale
via Piangipane, 153 - 48020 Piangipane (RA)
gennaio 2016
12gen21:30QuartetUN FILM DI DUSTIN HOFFMAN

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Un angolo felice della campagna
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Un angolo felice della campagna inglese ospita Beecham House, casa di riposo per musicisti e cantanti. Ogni anno, in occasione dell’anniversario della nascita di Giuseppe Verdi, gli ospiti organizzano un gala e si esibiscono di fronte ad un pubblico pagante per sostenere Beecham e scongiurarne lo smantellamento. Ma ecco che la routine di Reggie, Wilf e Cissy viene sconvolta dall’arrivo a pensione di Jean Horton, elemento mancante e artista di punta del loro leggendario quartetto, nonché ex moglie di un Reggie ancora ferito.
Dustin Hoffman s’improvvisa regista animato da uno spirito appassionato ma anche da una sana dose di modestia e ottiene un risultato precisamente in linea, modesto con brio. Hoffman non ha un messaggio da lanciare al mondo né una proposta di regia che faccia in alcun modo la differenza, ma si limita ad assemblare un cast di grandi attori inglesi e a lasciare che suonino le loro corde su una partitura nota ma rodata, di quelle che si fanno ascoltare (e vedere) ogni volta anche se non è mai la prima né l’ultima.
La narrazione è esile e in alcuni punti a dir poco sbrigativa ma non sono poche le battute buone e non è da poco il contributo dei (veri) cantanti in scena. Adattando la pièce di Ronald Harwood, ambientandola in un cornice da Gosford Park, musicandola con le arie d’opera più belle, Hoffman dimostra soprattutto di aver saputo far affidamento sui materiali appropriati, affinché la costruzione finale suoni malinconica quanto basta, ma anche evanescente e in fondo un po’ infantile, com’è lo spirito degli anziani nella convivialità.
Bill Connelly è il più divertente della partita, Maggie Smith la nota più alta: per quanto contenuta – o forse proprio per questo – la sua performance si carica silenziosamente il peso di un confronto con il passato che va superato o non darà tregua, così come un errore d’amore, che può danneggiare una vita intera. O quasi. Appare invece sprecato Michael Gambon, che, a parte indossare pittoreschi caftani da regista in pantofole, è bloccato in un ruolo senza spessore e senza possibilità di movimento. Tom Courtenay, infine, nei panni di Reginald, incarna la sottile linea di confine su cui si posiziona il film stesso, tra l’aspirazione alla dignità e il richiamo della passione, tra il Rigoletto e il rap.
Pensato per un pubblico di amanti della musica e dei cioccolatini allo sherry più che del cinema con la maiuscola, Quartet vale comunque la visione della reunion di quattro attori senza età.
Orario
(Martedì) 21:30
Luogo
Teatro Socjale
via Piangipane, 153 - 48020 Piangipane (RA)
19gen0:00Ruth & Alex - L’amore cerca casaUN FILM DI R. LONCRAINE

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Ruth è un'insegnante in pensione,
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Ruth è un’insegnante in pensione, che non ha perso il gusto delle cose, Alex, suo marito, è un pittore maturo, che ha goduto di un discreto successo. Ruth e Alex sono innamorati come il primo giorno, di quarant’anni prima, quando varcarono avvinghiati la soglia del loro appartamentino di Brooklyn, allora considerato un quartiere periferico. Oggi che la zona è di moda, e la casa vale una fortuna, Ruth e Alex Carver stanno pensando di venderla e ricominciare altrove. Affidano perciò la pratica alla nipote, un’agente immobiliare, e osservano il bizzarro mondo di possibili acquirenti invadere di colpo la loro pacata routine.
Al cinema, si sa, è tutta questione di sguardo e il film di Richard Loncraine, scritto da Charlie Peters, ne possiede uno molto preciso. È lo stesso sguardo del protagonista Alex, quando siede davanti al piccolo schermo sul divano di casa, attorniato da pittoreschi estranei, e si aggiorna sulle notizie riguardanti il camion bloccato sul ponte. L’inspiegabile stato di abbandono del tir fornisce ovviamente ai media l’occasione per inscenare un allarme attentato e dare il via ad una caccia all’uomo, frenetica quanto assurda. È un copione che Alex ha visto tante volte, al punto che può anticiparne le dinamiche. Il suo è uno sguardo dall’alto (5 Flights Up recita il titolo originale), dell’esperienza e del disincanto, senza violento e inappropriato disprezzo ma anche senza vitale indignazione. In fondo, per lui e per il suo portafoglio, non cambierà nulla o quasi.
Il film fotografa in maniera realistica una generazione che accarezza l’idea del cambiamento per puro snobismo, senza necessità né convinzione ideologica. Il film stesso è un’opera in cui ciò che accade non è mai dettato da necessità narrativa ma soltanto da puro ozio creativo. Costruito con delicatezza e un pizzico di furbizia per meglio commuovere e meglio favorire l’identificazione dello spettatore comune, ruota incessantemente attorno al denaro, al suo conteggio particolareggiato, per poi alzarsi “nobilmente” al di sopra dello stesso e abbracciare la filosofia della stasi e della conservazione a oltranza.
Morgan Freeman e Diane Keaton sono perfettamente in parte, comodi come a casa propria, ma, specie sullo schermo, credibilità e verità non sono per forza sinonimi.
Orario
(Martedì) 0:00
Luogo
Teatro Socjale
via Piangipane, 153 - 48020 Piangipane (RA)
26gen0:00NebraskaUN FILM DI ALEXANDER PAYNE

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Woody Grant ha tanti anni,
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Woody Grant ha tanti anni, qualche debito e la certezza di aver vinto un milione di dollari alla lotteria. Ostinato a ritirare la vincita in un ufficio del Nebraska, Woody si avvia a piedi dalle strade del Montana. Fermato dalla polizia, viene ‘recuperato’ da David, figlio minore occupato in un negozio di elettrodomestici. Sensibile al desiderio paterno e dopo aver cercato senza successo di dissuaderlo, decide di accompagnarlo a Lincoln. Contro il parere della madre e del fratello Ross, David intraprende il viaggio col padre, assecondando i suoi capricci e tuffandosi nel suo passato. Nel percorso, interrotto da soste e intermezzi nella cittadina natale di Woody, David scoprirà i piccoli sogni del padre, le speranze svanite, gli amori mai dimenticati, i nemici mai battuti, che adesso chiedono il conto. Molte birre dopo arriveranno a destinazione più ‘ricchi’ di quando sono partiti.
Autore indipendente e scrittore dotato, Alexander Payne realizza una nuova commedia ‘laterale’ come le strade battute dai suoi personaggi, che si lasciano indietro lo Stato del Montana per raggiungere il Nebraska in bianco e nero di Bruce Springsteen. E dell’artista americano il film di Payne mette in schermo la scrittura ‘visiva’, conducendo un padre e un figlio lungo un viaggio e attraverso un territorio che intrattiene un rapporto simbolico col loro mondo interiore. Oscillando tra dramma e commedia, Nebraska, versione acustica di Sideways, coinvolge lo spettatore in un flusso empatico coi protagonisti, persone vere dentro storie comuni e particolari da cui si ricava una situazione universale.
Ambientato nella provincia e lungo le strade che la raccordano al mondo, Nebraska frequenta una dimensione umana marginale e fuori mano rispetto all’immaginario hollywoodiano, prendendosi alla maniera del protagonista tutto il tempo del mondo per arrivare a destinazione. Una destinazione dove si realizza un passaggio che non può mai avvenire come effetto di una retorica pedagogica ma si fonda sull’impossibile, l’impossibilità di governare il mistero assoluto della vita e della morte. Non è per sé che il protagonista di Bruce Dern sogna quel milione di dollari, a lui basta un pick-up per percorrere gli ultimi chilometri di una vita spesa a bere e a rimpiangere quello che non è stato. La vincita della sedicente lotteria a Woody Grant occorre per i suoi ragazzi, per lasciare loro ‘qualcosa’ con cui vivere e per cui ricordarlo. Ma David, sensibile e affettuoso, è figlio profondamente umanizzato, testimonianza incarnata di un’eredità più preziosa del denaro. È il figlio ‘bello’ di chi è stato e di cui perpetua adesso il valore.
Nebraska è una ballata folk che accomoda allora la bellezza e l’amore, quella di un figlio per il proprio genitore, che prima di lasciare andare torna a guardare dal basso, in una prospettiva infantile e accoccolata ai suoi grandi piedi e al suo piccolo sogno. Intorno a loro scorre l’America lost and found insieme a una storia sincera che battendo vecchie strade, la struttura da road movie che diventa pretesto di ‘formazione’ (Sideways), ne infila una nuova. Nebraska è una spoglia poesia di chiaroscuri, un’indicazione lirica verso le radici, verso i padri, davanti ai dilemmi di tempi paradossali e senza guida. Diversamente dagli antieroi springsteeniani, il protagonista di Payne non cerca terre promesse e non corre sulle strade di “un effimero sogno americano”, decidendo per la lentezza, l’impegno, il rispetto e il senso di responsabilità.
L’amabile David di Will Forte è il “giusto erede” di un genitore vulnerabile che Payne non presenta come esemplare ma come testimonianza eccentrica e irripetibile della possibilità di stare al mondo con qualche passione. E quella di Woody è l’amore, lingua franca di un viaggio che contempla le tracce paterne cicatrizzate nel proprio destino. Su quel padre incerto David ritrova il proprio senso e riprende la strada.
Orario
(Martedì) 0:00
Luogo
Teatro Socjale
via Piangipane, 153 - 48020 Piangipane (RA)
febbraio 2016
2feb0:00Ho ucciso NapoleoneUN FILM DI GIORGIA FARINA

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Anita è una donna in
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Anita è una donna in carriera che ha passato tutta la vita a mantenersi fredda “come un Sofficino surgelato”. Alla vigilia di una promozione scopre di essere incinta di un collega sposato, Paride: da quel momento la sua ascesa nell’azienda e la sua relazione con Paride colano a picco e Anita comincia a meditare una clamorosa vendetta con l’aiuto di Biagio, l’anonimo avvocato dell’azienda, che sembra avere un debole per lei. Ma niente è come sembra e per Anita sono in serbo molte sorprese, non tutte gradevoli.
Giorgia Farina scrive (con l’aiuto di Federica Pontremoli) e dirige una commedia sopra le righe con una misura di ferocia insolita per il nostro cinema, fortemente stilizzata e profondamente cinica. Il che non sarebbe un male, ma la caratterizzazione fortemente stereotipata di tutti i personaggi rende difficile seguire il loro percorso narrativo e i rapporti fra loro sembrano essere improntati più alla parodia che all’autenticità, per quanto letta in chiave comica. Soprattutto ad un certo punto il film sembra concludersi e diventare un film completamente diverso, senza avere seminato prima le ragioni di questa svolta radicale che invece dovrebbe trovare le radici nella costruzione di almeno un personaggio.
Il cast ricco di nomi di spicco si perde nelle complicazioni della storia, davvero troppo stratificata per risultare gestibile per gli spettatori nonostante la durata contenuta del film, e questo ritratto comico dell’umana barbarie perde di incisività e di compattezza (per non parlare della credibilità delle svolte narrative). Anche l’excursus fra generi crea più caos che originalità, e viene meno quella verità dolorosa che dovrebbe invece sottendere qualunque commedia.
Orario
(Martedì) 0:00
Luogo
Teatro Socjale
via Piangipane, 153 - 48020 Piangipane (RA)
9feb21:30Latin LoverUN FILM DI CRISTINA COMENCINI

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Nel decennale della morte di
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Nel decennale della morte di Saverio Crispo, divo del cinema italiano, le due vedove e quattro delle cinque figlie, avute da cinque donne diverse, si ritrovano nel paesino pugliese da cui aveva origine il padre per una celebrazione che si trasformerà in una riunione di famiglia. E che famiglia: cinque nazionalità diverse, una manciata di nipotini di cui molti di nome Saverio, rivalità e di alleanze incrociate che durano da sempre e che per l’occasione esplodono come mortaretti, una dietro l’altra.
Cristina Comencini compone e scompone il ritratto corale di un’umanità femminile che ruota introno al ricordo di un uomo attingendo al miglior cinema europeo sull’argomento (Almodovar, Ozon, Monicelli, per fare solo tre nomi) ma anche alla sua autobiografia di primogenita di quattro sorelle, tutte figlie del mitico Luigi Comencini. E costruisce un’allegoria non solo sul mondo muliebre ma anche sul cinema, in particolare quello italiano: Latin Lover diventa così (anche) un elogio della grandezza dello schermo e dei suoi volti, nonché del cuore degli uomini e delle donne, quando vuole.
A tenere botta (e aggiungere del proprio) alla sceneggiatura firmata dal duo madre e figlia Cristina Comencini e Giulia Calenda è un cast di attrici in gran forma, con punte di diamante le più anziane: Marisa Paredes, che “butta via” la sua scena madre con la grazia leggera che hanno solo le grandi interpreti, e Virna Lisi (cui è dedicato il film), che condivide la scena madre scritta invece per lei facendo ridere di gusto le sue costar, con la generosità che hanno solo le attrici autentiche.
L’impianto è fortemente teatrale ma i dialoghi hanno il ritmo e la naturalezza del reale, e snocciolano piccole e grandi verità attraverso la sensibilità (e la capacità di contraddizione) femminili. E il doppio registro che fa leggere la storia come metafora cinematografica si snoda lungo tutta la narrazione, facendo da ironico contrappunto all’emotività che tracima dalle interpretazioni del cast, di cui fanno parte anche alcuni uomini presi a prestito (come Paredes) dal cinema almodovariano – Jordi Mollà e Lluís Homar – e tre italiani – Neri Marcorè, Claudio Gioè e Toni Bertorelli – contenti di fare da spalla alle colleghe. Al volto antico e autoironico di Francesco Scianna il compito di interpretare l’uomo dei sogni, facendo esplicito omaggio un po’ a Volonté, un po’ a Mastroianni e molto, moltissimo a Vittorio Gassman, e attraverso di loro alle stagioni del cinema italiano – la commedia anni Sessanta, l’impegno dei Settanta, gli spaghetti western, gli excursus oltralpe e a Hollywood, persino un immaginario periodo bergmaniano.
Ma Latin Lover appartiene all’impaccio esistenziale di Valeria Bruni Tedeschi, alle nevrosi di Angela Finocchiaro, alla spontaneità latina di Candela Peña, alla naiveté nordica di Pilha Viitala e all’accento yankee di Nadeah Miranda che consente a Comencini di chiudere in musical, senza vergogna. L’intero film si concede il lusso dell’eccesso cinematografico citazionista e smaccatamente emozionale, della celebrazione del lavoro d’attore attraverso movimenti di macchina attentamente pianificati e poi abbandonati all’improvvisazione del momento. Memore del suo Due partite la regista inscena conversazioni da tè fra le signore ben attenta a “tagliare le scene con troppe parole” e a lasciar filtrare la ferocia e il dolore che attraversano i discorsi femminili.
Comencini mette a frutto il suo background altoborghese e la sua conoscenza da insider del cinema ben sapendo che “la colpa è sempre del regista”, e fregandosene. E sulle sue donne, soprattutto le meno giovani, punta una luce diretta che ne valorizza le rughe invece di negarne il passato.
Orario
(Martedì) 21:30
Luogo
Teatro Socjale
via Piangipane, 153 - 48020 Piangipane (RA)
16feb21:30Scusate se esistoUN FILM DI RICCARDO MILANI

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Serena Bruno proviene da un
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Serena Bruno proviene da un paesino abruzzese, è laureata in architettura con il massimo dei voti, ha un master e conosce molte lingue straniere. Lavora a Londra, dove il suo talento e la sua dedizione sono adeguatamente apprezzati. Ma la nostalgia di casa è tanta, e Serena decide di tornare in Italia: naturalmente a Roma non trova un impiego nemmeno lontanamente paragonabile a quello che aveva in Inghilterra, e si arrabatta facendo tre lavori ben al di sotto delle sue capacità e competenze – arredatrice presso il Paradiso della cameretta, designer di cappelle funerarie per ricchi cafoni, e cameriera in un ristorante di lusso.
Quest’ultimo in realtà è solo l’escamotage narrativo (parecchio improbabile) per far incontrare a Serena il bellissimo Francesco, proprietario del locale, che si materializza come la visione dell’uomo ideale non solo per la prestanza ma anche per la sensibilità, le buona maniere e la delicatezza. Per farla breve, Francesco è gay, e Serena, che già aveva fatto su di lui sogni romantici, deve “accontentarsi” della sua amicizia.
Fino a qui tutto bene, anche dal punto di vista cinematografico: Paola Cortellesi è perfetta nei panni del “cervello di ritorno” adorabilmente fuori luogo, Raoul Bova è “in parte” sia per avvenenza che per garbo, i tempi comici sono veloci e le svolte sufficientemente credibili (a parte il lavoro al ristorante). A questo punto la storia ha una svolta importante, che è quella di far scoprire a Serena l’esistenza del Corviale, obbrobrio urbanistico alla periferia di Roma, e di un bando del Comune per la sua riqualificazione. Dunque Serena prepara un progetto avveniristico e lo sottopone al Comune: ma lo fa usando il suo cognome, di fatto spacciandosi per un uomo. Ora, questa trama è abbondantemente già vista, dalla serie Remington Steele (1982-1987) alla commedia Funny Money (1996), per citare solo due titoli a cavallo fra tv e cinema. Ma il team di sceneggiatori, che comprende Paola Cortellesi, Giulia Calenda e Ivan Cotroneo, la adatta con intelligenza alla realtà italiana, creando anche un perfetto contraltare al personaggio di Serena: Michela, la “donna ombra” del boss (Ennio Fantastichini), interpretata con dolente ironia dalla sempre affidabile Lunetta Savino.
Fin qui siamo nell’ambito del gioiellino comico, con attinenza alla realtà e battute gustose. Poi però alla trama, già di per sé ricca e complessa, si aggiunge una sottotrama che riguarda il personaggio di Francesco e che attinge a piene mani da, per citare solo due titoli, Il vizietto e Mine vaganti. Di questa sottotrama non c’era alcun bisogno, e purtroppo trascina il film in due direzioni assai nocive per la sua riuscita: lo “sbraco” farsesco e la riduzione a macchietta di un personaggio, Francesco, fino a quel momento riconoscibile e dignitoso. Sia chiaro: non è il tema dell’omosessualità in sé a decretare questa deriva, ma il modo banale e già visto in cui è trattato. Si nota sulla sceneggiatura la presenza di Cotroneo, autore di prim’ordine ma anche di incontenibile esuberanza: gradualmente la sua influenza si allarga fino a trasformare il film di Riccardo Milani, le cui cifre stilistiche sono la misura e il realismo, in un episodio di Tutti pazzi per amore (di cui troviamo qui un paio di “rifugiati”) o in un Ferzan Ozpetek in sedicesimo (e la presenza di Savino e Fantastichini aumentano l’effetto citazione). Scusate se esisto! poteva essere riuscitissimo e invece “stroppia” e “svisa” perdendo centro e direzione, quando sarebbe stato necessario, registicamente e produttivamente, rimanere saldamente sul pezzo e fidarsi del ritmo comico insito nella storia principale. Quel che è più amaramente ironico è che Scusate se esisto! mette (genialmente) in ridicolo un paese molto più avanti delle sue istituzioni, e tuttavia dimostra scarsa fiducia nella capacità del pubblico di quello stesso paese di riconoscere e amare una commedia veramente innovativa.
Orario
(Martedì) 21:30
Luogo
Teatro Socjale
via Piangipane, 153 - 48020 Piangipane (RA)
23feb21:30Fino a qui tutto beneUN FILM DI ROAN JOHNSON

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Pisa, oggi. Ultimi giorni di
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Pisa, oggi. Ultimi giorni di cinque studenti nell’appartamento che hanno condiviso durante gli studi. Sono Cioni, l’elemento più stralunato e naif del gruppo, che si avvia a rientrare a casa dai genitori; Ilaria, una sessualità disinibita che le porta una gravidanza non voluta e un probabile ritorno nella provincia laziale; Vincenzo, laureato in vulcanologia, destinato a raccogliere l’offerta di una cattedra da professore associato in Islanda; la sua fidanzata Francesca, che non condividerà con lui la scelta, ma continuerà a sperare in una carriera teatrale nel gruppo “I poveri illusi”, insieme ad Andrea, frustrato dalla mancanza di occasioni e dalla separazione da Marta, che invece “ce l’ha fatta”. Su tutto aleggia la presenza discreta di Michele, loro amico ed ex inquilino morto in un incidente che cela un suicidio per loro ancora indecifrabile quanto il futuro che li attende. In Fino a qui tutto bene, secondo lungo di Roan Johnson dopo il buon I primi della lista (2011, anche quello con Paolo Cioni) c’è una forte adesione al reale quanto agli aspetti pratici della convivenza studentesca: la “pasta al nulla”, le muffe nel frigo, gli alcolici al risparmio, la piscina per bambini sul tetto della città a dare l’illusione di festa infinita, i calcoli di divisione delle bollette telefoniche.
Tutto vero e ben reso, grazie anche al robusto carattere dialettale e anarchico del copione e alle origini del progetto: il film parte da un’idea di documentario sulla vita nell’ateneo commissionato al regista dall’Università di Pisa. Poi si è trasformato in un’opera “dal basso”, che prevede la divisione di diritti sul film ma non compensi. Lo ricordano i credits alla Amore e altre catastrofi (1996): è una creazione corale, lontano dall’idea industriale e dall’idea di cast tipica della commedia italiana attuale. Il titolo riprende il mantra della caduta in L’odio di Kassovitz, ma in senso antifrastico. Non raccoglie nulla della durezza di quel cult, semmai lo gira in direzione contraria e positiva (il mantra è: «ma che facciamo, ci arrendiamo?»). C’è il disorientamento felice e anche un po’ incosciente, come se un limbo avesse protetto i cinque fino ad allora da tutto, manca la profondità drammatica: nella riflessione sulla morte dell’amico, nella condivisione della gravidanza di Ilaria, nella fine della storia tra Vincenzo e Francesca. Si avverte sofferenza vera solo nel confronto tra Marta e Andrea.
Molto più spazio è dato a un risibile furto (con restituzione) di argenteria, a momenti di puro cazzeggio autoreferenziale – tutti nella doccia, corse tra i girasoli al tramonto – o a gag sovversive e spensierate come cercare la rissa pacifista con un parà o sodomizzare un’anguria per scommessa. Talvolta la leggerezza come principio stilistico rischia di passare per superficialità e attaccamento a quegli anni di limbo di cui molto pubblico può sentire la nostalgia. Certo, forse in 80 minuti è davvero difficile approfondire le psicologie di cinque caratteri (più la “guest star” Ragonese). Forse per la natura della committenza la regia ha prediletto le situazioni più accattivanti e cameratesche, in una ricorsa ravvicinata del passaggio al mondo del lavoro. Come istantanea, Polaroid dai colori accesi, infatti, fino a qui tutto bene funziona. Avremmo voluto un po’ meno goliardia e un po’ più di visione, stratificazione. Fino a qui tutto bene pare più un pilot per una serie tv. E non è inteso come un demerito. In tal caso, i produttori più accorti dovrebbero farsi avanti. Gli interpreti sono tutti sicuri e a parte qualche correzione dialettale (“menga” a Milano non si sente più da decenni…) sono pronti per diventare i nostri Friends. C’è pure una colonna sonora spiritosa e ben sintonizzata al contesto, a cura dei pisani I Gatti Mézzi.
Orario
(Martedì) 21:30
Luogo
Teatro Socjale
via Piangipane, 153 - 48020 Piangipane (RA)
marzo 2016
1mar21:30BarbecueUN FILM DI ERIC LAVAINE

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Antoine sta per compiere 50
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Antoine sta per compiere 50 anni e ha una vita apparentemente perfetta: una bella moglie, un figlio, un lavoro e un gruppo di amici, gli stessi da 30 anni, da quando cioè frequentavano insieme la Scuola superiore di commercio, con cui va in vacanza tutte le estati. È allora che gli succede “la cosa migliore della vita”: un infarto. Da quel momento Antoine, che fin lì era stato attentissimo alla forma fisica e alla salute privandosi del cibo, del fumo e degli stravizi (ma non delle amorevoli cure di innumerevoli amanti ventenni), decide di spassarsela, a cominciare dalla vacanza con gli amici di sempre.
Anche gli amici hanno i loro problemi: il perfettino Yves si consuma nella competizione con Antoine mentre la moglie Laure insegue il sogno dell’eterna giovinezza; Olivia e Batiste hanno appena divorziato e si fanno i dispetti a vicenda; Laurent ha problemi di lavoro e ne tiene all’oscuro la moglie Nathalie. L’unico sereno è Jean Michel, un meccanico che non fa parte dell’alta borghesia come il resto del gruppo, né può vantare un rapporto di coppia più o meno soddisfacente, ma conserva una saggezza e una gentilezza d’animo che mettono in ombra tutti i suoi amici. La commedia corale è un genere a sé nel cinema francese, e
Barbeque nasce sull’onda dell’enorme successo di Piccole bugie tra amici, scritto e diretto da Guillaume Canet, che in Francia è stato campione d’incassi: anche quello iniziava con un incidente dalle conseguenze mediche importanti, e si sviluppava nel corso di una vacanza di gruppo fra ricchi professionisti legati da un rapporto pluridecennale.
Qui l’età media dei protagonisti è più alta e c’è più ironia (compreso un finale che è un riferimento esplicito, e irriverente, al film di Canet) e, come si conviene ad una commedia corale francese, le parole si sprecano: la verbosità di tutti i componenti del gruppo diventa la cifra stilistica del racconto. Si straparla, ci si parla addosso, o contro, si sparano battute a raffica, ci si prende in giro con quella familiarità benevola e crudele che caratterizza le amicizie di lunga data. E naturalmente si procede dritti verso una “cena delle beffe” in cui si scoprono numerosi altarini ed esplodono conflitti e riconciliazioni.
Noi spettatori siamo invitati ad ascoltare, anzi ad origliare, quel gruppo: si ride della vecchiaia, del narcisismo maschile e femminile, della crisi, e soprattutto si cazzeggia a oltranza. Se tutto questo sia piacevole o irritante dipende da quanto si apprezza quel certo modo molto francese di impostare le interazioni cinematografiche come interminabili dissertazioni più o meno salaci. Tantopiù che qui, al contrario che in Piccole bugie fra amici, le emozioni sono trattenute, per lasciare il posto ad un leggero disincanto intellettuale. Al di sopra delle critiche, in ogni caso, il cast al completo, da Lambert Wilson in un ruolo profondamente autoironico, a Florence Foresti in quello della neodivorziata Olivia a Lionel Abelanski, che molti ricordano per la sua straziante interpretazione in Train de vie, qui nei panni di Laurent.
Orario
(Martedì) 21:30
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Teatro Socjale
via Piangipane, 153 - 48020 Piangipane (RA)
8mar21:30Piccole crepe, grossi guaiUN FILM DI PIERRE SALVADORI

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Antoine ha un'età indefinita come
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Antoine ha un’età indefinita come il malessere che gli ha tolto il sonno e il desiderio di essere nella vita. Sceso dal palcoscenico, dove si esibiva col suo complesso rock, cerca e trova lavoro in un anonimo condominio parigino. Depresso, insonne e consumatore di sostanze stupefacenti, Antoine diventa il portinaio di una piccola comunità altrettanto instabile. Tra loro c’è Mathilde, la moglie borghese di Serge, ossessionata da una crepa in salotto e dal prossimo che assiste attraverso attività solidali. Fragile e tormentata da un malessere in levare, Mathilde produrrà in Antoine un bagliore e un’intenzione di vita. Il titolo italiano, inteso a rassicurare lo spettatore e a sdrammatizzare i personaggi, non rende merito alla commedia umana e lunare di Pierre Salvadori. Autore di commedie singolari, che veicolano i tormenti esistenziali e la difficoltà di essere, Salvadori ‘alloggia’ il suo film dentro un cortile condominiale, quello del titolo originale (Dans la cour), col pavé consumato e le piante ornamentali sfiorite. Il cortile, come tutte le aree comuni di un immobile, rimanda subito a un’agorà consueta di rancori e soprusi reciproci, di residenti e proprietari tronfi dentro due camere e una cucina, ma in quello di Salvadori nessuno è veramente odioso.
Non lo è il fiscale cavillatore di Nicolas Bouchaud, che solleva grane ogni mattina, non lo è il vecchio sindacalista di Féodor Atkine, dagli echi staliniani, non lo è l’agente di sicurezza senza fissa dimora di Oleg Kupchik, membro di una setta luminosa, non lo è il pusher di Pio Marmaï, che condivide col protagonista il suo commercio.
Perché Pierre Salvadori, diversamente da Woody Allen (Blue Jasmine) prova ancora amore ed empatia per i suoi personaggi, tutti nevrotici, tutti supplici. Nella sua corte ad est di Parigi si accomodano pure Antoine, un musicista dimissionario che si improvvisa concierge per sfuggire alla vita e Mathilde, borghese insonne che passa la notte a indagare le crepe del suo salotto, stimandole premessa di cedimento e di inabissamento. Luogo sociale per eccellenza, il cortile è lo spazio scenico in cui Salvadori fa accadere qualcosa, incontrando i cuori in panne di un uomo e di una donna e producendo un sentimento che non ha a che fare col desiderio o l’attrazione ma con l’agnizione e il sostegno. Antoine e Mathilde si riconoscono e riconoscono nell’altro lo stesso sgomento. Naufraghi di un’inesorabile deriva condividono la depressione e sono in grado di intendere i segnali di soccorso. Ma alla maniera della droga, che allevia e consuma Antoine, i protagonisti sono l’uno per l’altra cura e veleno.
Gli sforzi congiunti per scongiurare l’annegamento finiscono per affondarli, come nella sequenze più disperatamente grottesca della gita fuori porta, nella casa dove Mathilde ha speso la sua infanzia e perde adesso ogni controllo e cortesia, perché niente assomiglia più a suoi ricordi. Pierre Salvadori, che da sempre prova a conciliare le esigenze artistiche con quelle commerciali, realizza una melancommedia radicale e popolare. Un film che non ha paura di scegliere un protagonista tossico e spento e di farne un magnifico eroe, un angelo custode che veglia sul cortile, su una comunità di poveri diavoli e una storia di gravità pacata, di cui possiamo anche (sor)ridere.
C’è tanto Truffaut in Piccole crepe, grossi guai, c’è il cortile di Non drammatizziamo… è solo questione di corna, ci sono gli uomini nascosti in cantina e quelli che giocano con i plastici urbani, ci sono le donne con un’idea fissa e quelle che si rifugiano nella malattia, c’è un desiderio di vita e un altro di morte, c’è l’esclusione e l’ultima corsa prima del coprifuoco, c’è ancora Gustave Kervern che si chiama Antoine e Catherine Deneuve che si chiama Mathilde. E all’ombra dell’orso bipolare e anarchico di Kervern si ripara la vicina incrinata della Deneuve, grande dame del cinema francese che scende in cortile, accessibile ed elegantemente ‘immemore’ della sua autorevolezza.
Orario
(Martedì) 21:30
Luogo
Teatro Socjale
via Piangipane, 153 - 48020 Piangipane (RA)
15mar21:30Il fascino indiscreto dell'amoreUN FILM DI STEFAN LIBERSKI

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Amélie è nata in Giappone
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Amélie è nata in Giappone ma è cresciuta in Belgio. Vent’anni dopo torna a Tokyo per diventare una vera giapponese. Non c’è niente che desideri di più. Brillante e determinata, si improvvisa insegnante di francese e incontra Rinri, unico e giovane allievo con cui inizia presto una relazione sentimentale. Rinri, che ama i film della Yakuza e gli angoli nascosti di Tokyo, la introduce a un Giappone diverso da quello che lei credeva di conoscere e di ritrovare. Il Paese idealizzato della sua infanzia cede il posto alla realtà, alla natura e a qualcosa di più grande di lei. Qualcosa che la costringerà a rivedere la sua vita, i suoi sentimenti, il suo sguardo sull’altro da sé.
Best seller autobiografico di Amélie Nothomb, “Né di Eva né di Adamo” cambia titolo e debutta al cinema provando a emancipare l’Amélie letteraria dal suo narcisismo. Più affascinata dall’immagine che ha del Giappone che dal Giappone, la protagonista è determinata a ritornare sui passi e nel paese della sua infanzia. Paese che la impatta attraverso il personaggio di Rinri, il ragazzo che vorrebbe parlare fluentemente francese e toccarle il cuore. Ma Amélie è troppo presa a diventare più giapponese dei giapponesi e a ballare in culotte nei piani alti di Tokyo per accorgersi di quello che le accade veramente intorno. Cosciente della sua irresistibile ‘mostruosità’ è tuttavia Stefan Liberski, che sceglie per il suo film il volto e l’allure Nouvelle Vague di Pauline Étienne, attrice belga e discendente diretta della Bécassine di Joseph Pinchon.
Più esotica e meno leziosa dell’Amélie Poulain di Montmartre (Il favoloso mondo di Amélie), in affanno tra nani (da giardino) e crème brûlée, la sua eroina è risvegliata dall’abbaglio con il sussulto di un terremoto. La licenza, che nasce da un’esperienza diretta del regista, in Giappone con la troupe durante il maremoto del 2011, ridimensiona l’attitudine egotica della protagonista e trova una piccola storia d’amore, delicata e leggera che non prende troppo seriamente la materia letteraria d’origine e procede svagata sulle gambe lunghe di Pauline Étienne.
Lontano dall’adattamento di Alain Corneau del romanzo omonimo di Amélie Nothomb (Stupeur et tremblements), che esagerava sul sadismo della burocrazia giapponese, Tokyo Fiancée è una riflessione candida e stupita di usanze nipponiche, interrotta da tableaux vivants umoristici e in costume tradizionale, che vestono e spogliano Amélie come una bambola.
Dentro un Giappone reale e sognato, commentato dalla voce off della protagonista, Tokyo Fiancée mescola con gusto equivoci e fascinazioni, cliché (karaoke e templi) e luoghi insoliti (il parcheggio dei camion luminosi), svolgendo una relazione sentimentale e un racconto iniziatico alla scoperta dell’altro e di sé. Narrazione a cui difetta la sottigliezza, non certo il garbo.
Orario
(Martedì) 21:30
Luogo
Teatro Socjale
via Piangipane, 153 - 48020 Piangipane (RA)